Prevenzione e trattamento nutraceutico

Malgrado l’apparente staticità del tessuto osseo, il rimodellamento della massa ossea è un fenomeno che accompagna l’essere umano – inesorabilmente – per l’intero arco della vita. Un’anamnesi familiare positiva, fattori metabolici e stile di vita, età ed alcune patologie – quali ipertiroidismo e diabete mellito – sono in grado di influenzare l’efficienza del turnover osseo. Ma è solo dopo i 50 anni che l’osteoporosi rappresenta un problema per una donna su quattro: la comparsa della menopausa – e la relativa carenza di estrogeni – incrementa in modo sostanziale il percorso degenerativo specie se la persona è in acidosi con la conseguente stimolazione del Paratormone (PTH) che demineralizzando l’osso recupera i sali alcalinizzanti ad effetto tampone. Ma la rarefazione della struttura ossea – con relativa decalcificazione e deterioramento della micro architettura del tessuto osseo – oltre a comportare l’incremento del rischio di fratture, porta con sé anche un aumento dell’incidenza delle algie osteo-artro-mio-fasciali, con fenomeni ricorrenti quali mal di schiena da contratture e/o  schiacciamenti vertebrali. Per contrastare  in modo naturale il deterioramento progressivo della struttura scheletrica è fondamentale fornire all’organismo gli elementi necessari per rinforzare e proteggere la struttura ossea, favorendone l’accrescimento e prevenendone la demineralizzazione. Tra le numerose piante medicinali indicate all’integrazione suppletiva del metabolismo osseo l’Equiseto (Equisetum arvense) riveste un ruolo di primo piano. Ricchissimo di minerali ed oligoelementi quali il silicio – indispensabile per la sintesi delle fibre di collagene presenti a livello cartilagineo, ma anche tendineo e cutaneo – la pianta vanta anche un’azione depurativa e diuretica, capace di contribuire all’eliminazione di scorie metaboliche (urea, acido urico, nicotina, ecc.) con effetto detossificante. La sua comprovata efficacia ne fa un rimedio indicato anche in caso di infezioni delle basse vie urinarie e di edema agli arti inferiori. In virtù delle sue proprietà antiossidanti, diuretiche ed antinfiammatorie – legate al suo elevato contenuto di flavonoidi.

Anche il verde (Camelia sinensis) è stato recentemente protagonista di alcuni studi scientifici atti ad evidenziare la sua efficacia nel favorire il mantenimento della densità ossea, svolgendo un’azione protettiva nei confronti degli osteoblasti.

L’attività remineralizzante accomuna anche altre piante quali:

Di notevole interesse, infine, gli studi clinici rivolti ad evidenziare la relazione tra un’integrazione con isoflavoni ed osteoporosi, in virtù della minore incidenza del fenomeno osteoporotico nelle popolazioni orientali. Viene ipotizzato  un  possibile  miglioramento del metabolismo osseo da parte dei fitoestrogeni, grazie ad una regolazione dello scambio di Calcio attraverso le membrane cellulari e ad una regolazione del deposito  del Calcio intracellulare. L’ipriflavone, fitoestrogeno sintetizzato dalla daidzeina, sembrerebbe il più attivo nella prevenzione della perdita di massa ossea tipica della menopausa e nel miglioramento del turnover osseo. Imprescindibile – nell’ambito della prevenzione dell’osteoporosi – il ruolo svolto da una corretta alimentazione che assicuri adeguate quantità di Calcio e Vitamina D: per sopperire ad eventuali carenze o integrare adeguatamente un aumentato fabbisogno è possibile far riferimento ad alcuni nutrienti, capaci di dare un supporto mirato all’organismo. Per quanto concerne il tessuto osseo – già in perimenopausa – si rende necessaria l’integrazione di Vitamina D e sali alcalinizzanti che permettano di rilegare il Calcio alle proteine dell’osso al fine di contrastare il rischio di sviluppare osteoporosi e conseguentemente il rischio di fratture. Tale integrazione, poi, risulta ancor più utile durante la post-menopausa.

5.1      Acidosi: l’anticamera dell’Osteoporosi

L’eziologia dell’osteoporosi è multifattoriale, dipendente da numerosi fattori come la genetica, lo stato fisiologico dell’individuo, lo stile di vita (corretta attività fisica) e non   da  ultimo  l’alimentazione.  Tra  i  fattori  capaci  di  contribuire  allo  sbilanciamento  tra  il riassorbimento osseo e la ricostruzione osteoblastica non va sottovalutato il ruolo dell’acidosi: si tratta di una condizione metabolica caratterizzata da un forte aumento di acidità nel sangue (espressa dalla concentrazione degli ioni idrogeno o pH).

Dal momento che l’equilibrio acido-base è indispensabile per il corretto funzionamento cellulare, un corpo in acidosi tende infatti a ripristinare tale l’equilibrio, immettendo in circolo ioni basici recuperandoli dall’osso mediante la stimolazione del Paratormone (PTH) che ha una attività demineralizzante.

Questi minerali sono rappresentati soprattutto da Calcio (Ca), Magnesio (Mg), Fosforo (P) e Potassio (K) accompagnati da bicarbonati che vengono sottratti alle ossa e spostati nel sangue, allo scopo di riportare il pH ai valori normali.

L’omeostasi dei valori ematici di acidità rappresenta infatti per il metabolismo umano una priorità: va preservato il mantenimento di livelli di acidità di 7,35 e quindi – in caso di aumento dei metaboliti acidi – l’organismo preferisce attingere alle riserve di carbonati e fosfati presenti nelle ossa, utilizzandoli come minerali “tampone” per ridurre l’acidità. Tra le cause dell’acidosi metabolica – oltre all’uso prolungato di farmaci, allo stress,     alla carente idratazione, all’inquinamento, al fumo, all’alcool e alla sedentarietà – l’alimentazione riveste un ruolo primario: tra gli alimenti maggiormente acidificanti figurano i latticini ed i formaggi e quelli estremamente raffinati e ricchi di zuccheri semplici, quali bevande zuccherate, dolci, pasta o riso raffinati, prodotti da forno, merendine, snack. Senza comunque dimenticare che anche l’eccesso di proteine, di caffè, di sale e di additivi alimentari contribuisce a determinare una forte acidosi. La perdita     di minerali alcalinizzanti causata dall’acidosi tessutale determina peraltro un aumento dell’infiammazione corporea per cui l’integrazione è fondamentale per mantenere un corretto equilibrio acido-base che si riflette poi, a cascata, sia sull’equilibrio del Sistema Neuro-Vegetativo, sia su una valida reattività del Sistema Immunitario.

5.1      Un’integrazione mirata

In quest’ottica, una corretta integrazione riveste un ruolo primario nella prevenzione e nella cura dell’osteoporosi.

In primo luogo occorre ricorrere a sostanze alcalinizzanti quali il Potassio citrato ed         il Magnesio citrato utili – oltre che come integratori dei relativi minerali – per favorire l’aumento del pH sanguigno, strettamente regolato dall’organismo così da garantire il mantenimento dei limiti ideali. Viene così preservata la riserva ossea di Carbonati, che può peraltro venire maggiormente ed ulteriormente integrata con un  adeguato  apporto  di  Calcio carbonato, integratore alimentare di Calcio, minerale prezioso per il metabolismo osseo ed il trofismo dello scheletro.

In associazione agli alcalinizzanti è consigliabile integrare oltre al Calcio, (meglio se assumendo le sostanze nelle due distinte fasi Orto-Parasimpatica secondo la crono- bio-fisiologia di utilizzo) una serie di micronutrienti attivi – capaci di contribuire al mantenimento del normale trofismo osseo; tra questi di fondamentale importanza

 

Fonte: Farmaimpresa