Gli integratori alimentari sono definiti dalla normativa di settore (Direttiva 2002/46/CE, attuata con il Decreto Legislativo 21 maggio 2004, n. 169) come “prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate”. Gli integratori alimentari sono solitamente presentati in piccole unità di consumo come capsule, compresse, bustine, flaconcini e simili, e possono contribuire al benessere ottimizzando lo stato di salute o favorendo la normalità delle funzioni dell’organismo con l’apporto di nutrienti o altre sostanze a effetto nutritivo o fisiologico.

Lo stile di vita moderno, particolarmente frenetico, sottopone la donna a fattori di rischio importanti per molte patologie e ne mette a repentaglio il benessere psicofisico. Lo stress, l’alimentazione irregolare, l’attività fisica intensa o la scarsa attività fisica, il fumo rappresentano i principali elementi che incidono negativamente sulla salute. Nel corso della vita la donna affronta diverse fasi di cambiamento fisiologico particolarmente delicate; durante tali periodi è necessario prestare particolare attenzione a soddisfare le necessità nutrizionali per mantenere una condizione di benessere generale. I principali cambiamenti che hanno luogo durante la vita di una donna sono rappresentati dalla comparsa del menarca (prima mestruazione), dal progressivo sviluppo osseo e muscolare durante l’adolescenza, da gravidanza e allattamento, precedute spesso da una fase di controllo della fertilità mediante l’utilizzo di contraccettivi orali, e infine dalla delicata fase menopausale.

Gli studi sugli apporti nutrizionali evidenziano, nelle donne, la carenza cronica di alcuni elementi come ferro, acido folico, calcio, magnesio e molte vitamine, sia durante il periodo adolescenziale sia in età adulta. Le diete a basso apporto calorico e quelle dimagranti, i disordini alimentari e la

 

scelta di regimi vegetariani rendono la popolazione femminile ancora più a rischio di squilibri nutrizionali. La gravidanza e l’allattamento, inoltre, necessitano spesso di supporto nutrizionale per mantenere la salute della madre e del nascituro. Gli integratori alimentari vengono utilizzati anche per trattare alcuni sintomi, quali la dismenorrea e la sindrome premestruale, durante la vita fertile e molti dei sintomi correlati alla menopausa. Le terapie possono comprendere integratori alimentari, inclusi quelli a base di erbe e, in tutti i casi, possono essere auto-somministrati e sono facilmente reperibili presso farmacie, parafarmacie e supermercati. Questa facilità di somministrazione, sebbene utile, può, nondimeno, creare problemi per le possibili interazioni farmacologiche. Le terapie a base di erbe, in particolare, sono considerate innocue dalla maggior parte dei consumatori. Vari studi in letteratura, tuttavia, hanno dimostrato che possono verificarsi reazioni allergiche, reazioni tossiche, interazioni farmacologiche e contaminazioni. La maggior parte dei Paesi dell’Europa occidentale, in base alle direttive dell’Unione Europea, considera le fitomedicine come farmaci in quanto molti rimedi a base di erbe sono integrati nella medicina convenzionale.

L’obiettivo di questo capitolo è quello di esaminare gli aspetti più significativi della vita di una donna e di capire quali sostanze presenti negli integratori risultino più indicate per favorire una condizione di benessere fisiologico.

    Adolescenza e post-menarca

Dal menarca al 19° anno (teenager)

La pubertà è il periodo di passaggio dall’infanzia all’età adulta e si manifesta con lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari e con la comparsa del menarca. Un’alimentazione non equilibrata in questa fase della crescita ha ripercussioni negative sulla regolarità del ciclo mestruale e sulla calcificazione della massa ossea e può causare disturbi della sessualità e depressione.

In età adolescenziale lo sviluppo è complesso, poiché esistono molteplici interazioni tra pubertà, maturità neurocognitiva e ruolo sociale. Oltre alle condizioni di vita e dell’ambiente, un fattore chiave del normale sviluppo è la nutrizione. Il consumo di una dieta equilibrata è necessario per una crescita sana durante la pubertà e richiede un’adeguata macro- e micronutrizione.. Da alcuni anni si assiste a un cambiamento epidemiologico, dalla denutrizione e arresto della crescita all’aumento del tasso di obesità, specialmente tra gli adolescenti; ciò pone il Sistema Sanitario di fronte a un duplice problema riguardo i disturbi nutrizionali: da un lato il sovrappeso e l’obesità, dall’altro l’inadeguato apporto nutrizionale e la carenza di micronutrienti.

Il crescente interesse per l’alimentazione delle adolescenti è dunque il mezzo per migliorare la salute delle future donne e di conseguenza dei bambini, poiché i deficit nutrizionali in età preconcezionale hanno profonde conseguenze sullo sviluppo fetale e infantile, con ripercussioni anche sulla mortalità neonatale. Oltre a interventi nutrizionali supportati dall’utilizzo di integratori, la gestione dei disturbi alimentari dell’adolescenza, in particolare del sovrappeso e dell’obesità, richiede la combinazione di dieta equilibrata, attività fisica e modificazioni degli stili di vita. Una corretta informazione deve essere fornita dal proprio medico, oltre che dalla scuola, dalla famiglia e dalla comunità (Figura 1). L’infanzia e l’adolescenza sono periodi fondamentali per lo sviluppo dello scheletro. L’osso è una struttura composta da una matrice di

 

collagene, cristalli di idrossiapatite e proteine non collagene.1 Il contenuto minerale osseo aumenta di 40 volte dalla nascita fino all’età adulta, raggiungendo il 90% alla fine dell’adolescenza.2 L’accrescimento minerale osseo è influenzato da vari fattori di crescita, in particolare dall’Insulin-like Growth Factor 1 (IGF-1), dagli ormoni steroidei e da fattori ambientali come dieta e attività fisica.

Figura 1. Supporto nutrizionale durante l’adolescenza. Modificata dal riferimento bibliografico 25.

 

La vitamina D, giocando un ruolo chiave nella regolazione del metabolismo del calcio e del fosforo, ha un ruolo fondamentale nel metabolismo osseo. La vitamina D, o calciferolo, è necessaria per l’assorbimento e l’utilizzo del calcio, in quanto in sua assenza solo il 10-15% del calcio viene assorbito.3 Esiste in due forme: vitamina D2, o ergocalciferolo, di origine vegetale, e vitamina D3, o colecalciferolo, di origine animale. Esistono solo pochi alimenti fonti di vitamina D e tra questi il pesce azzurro, il tuorlo d’uovo, le noccioline e alcuni funghi. Come integratori sono utilizzati sia la vitamina D2 sia la vitamina D3. Esistono varie controversie su quale sia la formulazione migliore; una recente metanalisi ha suggerito che la D3 sia preferibile alla D2, soprattutto se utilizzata nei regimi di assunzione settimanale o mensile,4 mentre da un successivo studio, eseguito su 53 neonati di 1 mese, è emersa un’uguale capacità nell’innalzare i livelli di 25(OH)D.5

Nel 2008 l’American Academy of Pediatrics6 ha pubblicato le raccomandazioni per una corretta supplementazione di vitamina D e tali linee guida, recentemente aggiornate,7 concordano con

 

quelle formulate dall’Institute of Medicine,8 che ha proposto come dose giornaliera raccomandata (RDA, Recommended Dietary Allowance) 400 UI per i neonati sotto l’anno di vita e 600 UI per il resto della popolazione pediatrica (1-18 anni). Tale integrazione dovrebbe iniziare nei primi giorni di vita, indipendentemente dal tipo di allattamento adottato. Per quanto riguarda l’integrazione negli adolescenti vanno tenute in considerazione le variazioni stagionali di esposizione al sole,9 per cui ogni Paese dovrebbe promuovere una supplementazione eventualmente durante l’inverno.

Il calcio è necessario per l’accrescimento osseo e la sua assunzione durante l’infanzia e l’adolescenza influenza il raggiungimento del picco di massa ossea. Circa il 99% del calcio si trova nello scheletro e l’assorbimento avviene sia passivamente sia attivamente attraverso la vitamina D. La dose raccomandata di calcio per i preadolescenti e gli adolescenti dai 9 ai 18 anni è di 1300 mg/die. L’assunzione di 240 ml di latte fornisce circa 300 mg di calcio; altre fonti sono rappresentate da verdure a foglia verde, legumi, frutta e frutta secca. Sebbene alcuni studi abbiano mostrato, in passato, un effetto positivo dell’integrazione di calcio sul contenuto minerale osseo,10,11 una recente metanalisi di studi clinici randomizzati dimostra che l’integrazione di calcio per 1 anno non ha effetti sulla densità di massa ossea a livello della spina lombare e del collo del femore; un piccolo effetto positivo (1,7%) è stato rilevato a livello degli arti superiori e della massa ossea totale.12

Il magnesio è un altro componente importante della massa ossea.13,14,15 Circa la metà di tutto il magnesio contenuto nell’organismo si reperta nell’osso sulla superficie di idrossiapatite.16,17 Riveste un ruolo centrale nell’omeostasi dei minerali, nella regolazione della secrezione e azione del paratormone (PTH)18,19 e nell’attivazione della vitamina D.20 La dose giornaliera raccomandata è di 240 mg/die per le ragazze di 9-13 anni e di 360 mg/die per le ragazze di 14-18 anni.21 Un numero limitato di studi evidenzia come la supplementazione di Mg+ diminuisca il turnover osseo e migliori la massa ossea.22,23 In un recente studio condotto su ragazze adolescenti (8-14 anni) è stata somministrata una dose di Mg+ di 300 mg/die per circa 1 anno, dimostrando non solo che la dose somministrata è sicura e ben tollerata, ma che provoca anche un miglioramento del contenuto minerale osseo a livello dell’anca.24

Il ferro è un nutriente essenziale per il benessere del nostro organismo, poiché è un elemento necessario per la produzione dell’emoglobina, proteina presente nei globuli rossi che trasporta l’ossigeno. Il ferro, inoltre, interviene nella costruzione della mioglobina, proteina che si lega all’ossigeno presente nelle fibre muscolari, ed entra a far parte di vari enzimi fondamentali in numerose reazioni metaboliche. Il ferro che deriva dall’alimentazione consente di compensare le perdite quotidiane dell’elemento (attraverso la sudorazione, l’urina, le feci, la desquamazione delle cellule intestinali, la mestruazione e l’eventuale allattamento). Negli alimenti il ferro è presente in due forme con diversa importanza dal punto di vista nutrizionale: ferro eme, più facilmente assimilabile, presente principalmente nelle carni e legato alle emoproteine, ma anche in pesce e tuorlo d’uovo; ferro non eme, di origine vegetale (legumi, funghi secchi, frutta secca, cereali integrali, farina di soia, verdure a foglia verde) in forma inorganica. La differenza tra questi due tipi di ferro è nel diverso meccanismo con cui viene assimilato: il ferro eme è assorbito da siti altamente specifici presenti nella mucosa intestinale e non è influenzato dalla presenza di sostanze che ne diminuiscono (inibitori) o aumentano (promotori) l’assimilazione; per il ferro non eme non esistono meccanismi specifici e l’assorbimento è variabile. Il ferro introdotto con la dieta è trasportato all’interno dell’organismo da una proteina, la transferrina, ed

 

è accumulato nel fegato sotto forma di ferritina, una proteina di deposito. Sebbene non siano disponibili review sull’utilizzo del ferro negli adolescenti, l’analisi di 7 recenti trial clinici mostra che l’integrazione intermittente di ferro (da solo o con altri nutrienti) ha un impatto significativo sul miglioramento dell’anemia, dell’emoglobina e della concentrazione di ferritina sierica. Il dosaggio di ferro solfato utilizzato in questi studi variava da 50 a 260 mg.25

Uno studio su 138 adolescenti non gravide che assumevano 2,42 mg di retinolo come integratore di vitamina A ha riportato una significativa riduzione dell’anemia in queste ragazze (RR 0,73), concludendo che la supplementazione di vitamina A dovrebbe essere consigliata nelle giovani donne.26 Oltre all’accrescimento osseo e alla salute dello scheletro è importante che le ragazze abbiano una percentuale di grasso sufficiente a garantire la regolarità mestruale. Avere un ciclo regolare vuol dire produrre concentrazioni ormonali, in particolare di estrogeni, in grado di garantire un buon equilibrio psicofisico. In questa fase è utile un’integrazione di aminoacidi e vitamine del complesso B e di sali minerali. Questo tipo di supplementazione è consigliata a cicli, anche per non dare l’idea a queste adolescenti di avere una malattia.

Un problema opposto rispetto alle carenze nutrizionali, ma che vede proprio in questa fase della vita il maggior rischio di sviluppo, è quello relativo al sovrappeso e all’insorgenza della sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), con relativa insulino-resistenza. In questo caso, oltre a raccomandare una dieta povera di carboidrati semplici e zuccheri raffinati, è utile somministrare integratori contenenti il mio- o d-chiro-inositolo, sostanze note per la loro azione insulino- sensibilizzante, di cui si parlerà ampiamente nei paragrafi successivi.

    Età fertile Dismenorrea

La dismenorrea (dolore durante la mestruazione) è un disturbo ginecologico che interessa circa il 60% delle donne e che può essere distinta in primaria o secondaria. Si considera dismenorrea primaria il dolore mestruale in assenza di una patologia ginecologica. Il dolore solitamente inizia poche ore prima o appena dopo l’inizio della mestruazione e si riduce nelle successive 48-72 ore; viene descritto come crampiforme e pelvico e può essere accompagnato da dolore lombosacrale che si irradia lungo la coscia.27 Questo sintomo è causato dalla produzione endometriale di prostaglandine che provocano la contrazione del miometrio.28 La dismenorrea interessa sia le adolescenti sia le donne adulte e rappresenta un importante problema personale e di salute pubblica, causando spesso assenteismo dal lavoro e dalla scuola. Sono note varie possibilità di trattamento farmacologico con i contraccettivi orali o con i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS); esistono inoltre molteplici terapie non farmacologiche come l’esercizio fisico, l’agopuntura, la TENS (Trans-Electrical Nerve Stimulation) e l’utilizzo di integratori alimentari a base di vitamine E, B e C, calcio e magnesio, da soli o associati a erbe medicali.29,30 I farmaci risultano efficaci nel trattamento della dismenorrea ma, a lungo termine, comportano effetti collaterali anche severi. Per tali ragioni, negli ultimi anni, l’uso di sostanze naturali alternative è aumentato esponenzialmente.

La vitamina B1 si è dimostrata un trattamento efficace per le mestruazioni dolorose. Questa conclusione si basa su uno studio clinico ben condotto in cui le donne hanno assunto vitamina B1

 

100 mg al giorno. In questo studio indiano, la vitamina B1 somministrata una volta al giorno per due mesi è stata più efficace del placebo nel ridurre il dolore in 556 adolescenti in età scolastica.31

La vitamina E fa parte di un gruppo di potenti antiossidanti liposolubili. Buone fonti alimentari di vitamina E sono gli oli vegetali e le margarine. La vitamina E si trova anche in frutta e verdura, cereali, noci, semi e cereali fortificati. Può essere utilizzata nel trattamento della dismenorrea primaria, grazie alla sua attività antiossidante che sopprime l’ossidazione dell’acido arachidonico, diminuendo la produzione di prostaglandine.32,33,34 Uno studio ha riportato che l’associazione vitamina E/acido mefenamico ha una maggiore efficacia nella riduzione della dismenorrea rispetto alle sostanze somministrate singolarmente.35 In un altro studio in doppio cieco randomizzato veniva confrontata l’efficacia di un’associazione finocchio/vitamina E con ibuprofene, rilevando che il dolore era minore nel gruppo trattato con finocchio e vitamina E, rendendo questa combinazione una valida alternativa per le pazienti che non possono fare uso di FANS.36

L’assunzione di acidi grassi omega-3 per due mesi causa un efficace sollievo dal dolore. Questa conclusione è tratta da un piccolo studio (42 donne) che confrontava gli acidi grassi omega-3 con il placebo. Le donne assumevano anche meno farmaci durante il periodo di integrazione alimentare con olio di pesce. Solo 4 donne hanno riportato effetti collaterali (difficoltà a deglutire le capsule, nausea, esacerbazione dell’acne) e hanno interrotto il trattamento.37

Anche la vitamina B6, da sola o in associazione con il magnesio, è efficace nel ridurre il dolore mestruale rispetto a un placebo. In questo studio la vitamina B6 è stata somministrata alla dose di 200 mg al giorno e il magnesio alla dose di 500 mg al giorno (da 10 a 13 donne in ciascun gruppo di trattamento).38

La cannella è stata recentemente utilizzata per svariate applicazioni in campo medico. In uno studio randomizzato in doppio cieco, in cui venivano somministrati 420 mg di cannella o placebo a 76 studentesse con dismenorrea primaria, è stata rilevata una riduzione significativa dell’intensità del sanguinamento e del dolore pelvico nel gruppo che assumeva cannella.39

Un’altra sostanza facilmente utilizzabile è il finocchio (Foeniculum vulgare Mill).40 È stato dimostrato che sia i semi sia l’estratto, l’aneto, di questa pianta aumentano l’appetito e hanno proprietà digestive, lassative e antispastiche.41,42,43 Il legame con i recettori della dopamina, unito all’azione antispastica, è probabilmente alla base della sua efficacia sul dolore mestruale.44,45,46,47

Sindrome premestruale

La sindrome premestruale (PMS) affligge milioni di donne. È stimato che l’80-90% delle donne in età riproduttiva ne sia affetta e che il 3-8% di queste lamenti una sintomatologia severa.48 La PMS comporta sintomi fisici, psicologici e comportamentali come fatica, irritabilità, ansia, depressione, tensione mammaria, edemi, acne, aumentato dell’appetito, cefalea, sintomi gastrointestinali, vampate.49,50 In accordo con i criteri diagnostici proposti dall’American Psychiatric Association, la PMS si diagnostica attraverso la compilazione di un diario in cui

 

vengono registrati un minimo di 5 sintomi che persistono durante l’ultima settimana della fase luteale fino ai primi 4 giorni del ciclo successivo per almeno 2 cicli consecutivi, tali da interferire con il lavoro o le normali attività giornaliere.51 Oltre alle terapie farmacologiche, sono stati proposti trattamenti a base di vitamine, risultati sicuri ed efficaci. La vitamina B1, che è stata la prima vitamina idrosolubile scoperta, è fondamentale in numerosi processi dell’organismo quali l’omeostasi e il metabolismo dei carboidrati e ha un’azione importante sul sistema nervoso centrale e neuromuscolare. Non ha alcun effetto collaterale, sebbene un uso prolungato possa causare cefalea e, a volte, palpitazioni.52 La vitamina B1 è utilizzata per trattare nausea e vomito ed esercita un effetto positivo su depressione, fatica, dismenorrea e crampi muscolari.53 Uno studio randomizzato in doppio cieco ha dimostrato che la somministrazione di vitamina B1 riduce i sintomi fisici e psichici della PMS rispetto al placebo.54

Un altro possibile trattamento è il magnesio, in quanto è noto che la sua concentrazione all’interno degli eritrociti e dei leucociti di donne con PMS risulta diminuita rispetto alle altre donne.55

Anche la vitamina B6, agendo sulla sintesi delle prostaglandine e degli acidi grassi e aumentando i livelli di serotonina e dopamina, può avere un ruolo nel trattamento della PMS. Alcuni ricercatori hanno dimostrato come la carenza di vitamina B6 diminuisca la dopamina a livello renale e incrementi l’escrezione di sodio, con conseguente accumulo di liquidi, gonfiore ed edema.24 Sebbene alcuni studi riportino un’associazione inversa tra i livelli di vitamina D e il rischio di depressione,56,57 fibromialgia,58 dismenorrea59 e fibromi uterini,60,61 l’utilità della supplementazione con vitamina D nella prevenzione e nel trattamento della PMS deve essere ancora chiarita. In uno studio è stata dimostrata, nelle donne che assumono 400 UI di vitamina D al giorno, una riduzione del 40% del rischio di PMS nei 2-4 anni successivi se paragonate alle donne che ne assumono 100 UI/die.62

Iperandrogenismo

La PCOS è il più comune disordine endocrino delle donne in età riproduttiva, presente in una donna su cinque.63 La PCOS ha molteplici implicazioni sulla salute della donna, principalmente riguardo le alterazioni del metabolismo (obesità, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari), i rischi riproduttivi (infertilità, aborto, gravidanza e neonatali) e psicologici (ansia, depressione e stress). La patogenesi è sostenuta dalla insulino-resistenza che colpisce fino al 75% delle donne magre e fino al 95% delle donne obese. La prevenzione e la riduzione del sovrappeso con interventi sullo stile di vita rappresentano il trattamento evidence-based di prima linea. Le donne con PCOS cercano alternative terapeutiche e trattamenti complementari, tra cui integratori alimentari, per migliorare la loro salute, la fertilità e il benessere.64,65 I meccanismi endocrini della fitoterapia possono migliorare l’equilibrio ormonale nella PCOS e possono influenzare positivamente la regolarità delle mestruazioni.

Sono note correlazioni tra iperandrogenismo e vitamina D: le donne affette da irsutismo hanno concentrazioni inferiori di vitamina D rispetto ai controlli (17 vs 29 ng/ml, rispettivamente);66 inoltre, donne con PCOS con irsutismo hanno concentrazioni più basse rispetto a donne senza PCOS né irsutismo (21,4 vs 26,8 ng/ml, rispettivamente).67 Nelle donne con PCOS i livelli di vitamina D sono stati associati positivamente con i livelli di globulina legante gli ormoni sessuali

 

(Sex Hormone Binding Globulin, SHBG) e negativamente con il grado di irsutismo, il Free Androgen Index (FAI),68,69 il testosterone totale e il deidroepiandrosterone solfato.70

Dai più recenti dati tuttavia risulta che l’integrazione con vitamina D non eserciti alcun effetto significativo sugli ormoni in termini di regolazione di glicemia, insulina, resistenza o sensibilità all’insulina. In uno studio su 28 donne, dopo somministrazione di vitamina D non è emerso alcun miglioramento, rispetto al placebo, relativamente a testosterone libero e totale, colesterolo, trigliceridi, lipoproteine ad alta e bassa densità e infiammazione.71

Un’altra possibilità di integrazione è rappresentata dall’inositolo, uno zucchero carbociclico con proprietà insulino-sensibilizzante. Due diversi stereoisomeri sono attualmente impiegati nel trattamento della PCOS: il mio-inositolo e il d-chiro-inositolo. Il mio-inositolo è l’isoforma dell’inositolo più abbondante in natura; da questo, grazie all’azione dell’enzima epimerasi, viene sintetizzato il d-chiro-inositolo. Questa reazione, dipendente dall’insulina, ha luogo prevalentemente nei tessuti insulino-sensibili, quali il fegato e il muscolo. Entrambi gli stereoisomeri presentano in vivo un’azione insulino-simile. Le donne con PCOS che assumono inositolo hanno un numero più alto di ovulazioni e tassi significativamente più alti di gravidanza rispetto a quelle trattate con placebo. Inoltre, l’inositolo apporta benefici sulla concentrazione di testosterone totale, androstenedione e SHBG, sebbene risulti poco efficace nel ridurre gli effetti dell’iperandrogenismo clinico rispetto a metformina. Si assiste anche al miglioramento del profilo metabolico (glicemia a digiuno, insulina a digiuno, insulino-resistenza, trigliceridi, colesterolo totale).72,73,74

Tra le sostanze naturali che si sono dimostrate in grado di esercitare un ruolo antinfiammatorio e insulino-sensibilizzante vi è l’acido alfa-lipoico, un potente antiossidante naturale e un cofattore enzimatico della catena respiratoria mitocondriale, in grado di migliorare il controllo della glicemia in pazienti affetti da diabete di tipo 2, presumibilmente grazie alla sua capacità di diminuire lo stress ossidativo nonché l’insulino-resistenza. È inoltre risultato in grado di ridurre in modo significativo il peso corporeo in pazienti obese tramite la riduzione dell’accumulo di trigliceridi nei tessuti periferici non adiposi. L’associazione tra mio-inositolo e acido alfa-lipoico è tra quelle che hanno un meccanismo di azione consono a migliorare il quadro sintomatologico delle donne affette da PCOS insulino-resistenti, in particolare nelle donne obese. Uno studio ha messo a confronto l’associazione di acido alfa-lipoico, mio-inositolo e metformina a basse dosi (1,7 g/die) con metformina ad alte dosi (3 g/die) in pazienti obese, affette da PCOS e insulino- resistenti. I risultati hanno evidenziato una maggiore efficacia dell’associazione acido alfa- lipoico, mio-inositolo e metformina a basse dosi nel migliorare l’iperandrogenismo, il BMI e l’HOMA index e una riduzione degli effetti collaterali rispetto alla sola terapia con metformina ad alte dosi.75

Due studi hanno analizzato il ruolo degli integratori a base di selenio vs placebo in 109 donne. In un caso l’integratore era associato a metformina. Un effetto positivo è stato riscontrato per glicemia a digiuno, insulino-resistenza, testosterone totale, SHBG e androgeni. Non è stato rilevato alcun effetto sull’insulina a digiuno. Il selenio in aggiunta a metformina non ha alcun effetto additivo sul testosterone libero, sull’infiammazione o sul tasso di gravidanze.76,77

Uno studio ha esaminato la combinazione di Cimicifuga racemosa con clomifene citrato vs clomifene da solo, in 194 donne. È stato riscontrato un significativo miglioramento nel gruppo di pazienti trattate con l’associazione riguardo la riduzione dei giorni all’ovulazione (MD –3 giorni), tasso di gravidanza (RR 1,98), FSH mUI/l (MD 0,40), LH mUI/l (MD –2,3) e ridotto

 

tasso di aborto spontaneo (RR 0,62).78

Un altro studio ha evidenziato gli effetti della Mentha spicata vs Matricaria recutita (camomilla) nella riduzione della concentrazione di testosterone totale in 41 donne.79

Prevenzione e trattamento della cellulite

Con il termine cellulite ci si riferisce a una locale alterazione della cute che acquisisce un aspetto a buccia d’arancia. Questa alterazione si forma a seguito della fuoriuscita dei lobuli di grasso dalla struttura di collagene e dalla penetrazione nel derma. Questo fenomeno si manifesta principalmente su fianchi, arti inferiori e addome. Il problema, che inizia solitamente nel periodo dell’adolescenza, è presente, con vari gradi, in circa il 90% delle donne.80,81,82 Anche se il sovrappeso è un fattore di rischio, la cellulite non è tipica della sola obesità, in quanto ne sono affette anche donne con BMI normale. Ulteriori fattori di rischio sono predisposizione genetica, alterazioni ormonali, stile di vita sedentario, immobilità, fumo, alcol, dieta errata e stress; insufficienza venosa, patologie renali, alterazioni metaboliche e disturbi gastrointestinali sono tra le principali patologie associate alla cellulite.83

L’esatta eziologia della cellulite è ancora materia di dibattito, ma la gran parte degli autori concorda nel ritenere responsabili l’alterazione della microcircolazione, la presenza di edema, l’ipertrofia degli adipociti, lo stress ossidativo, una persistente infiammazione e alterazioni della matrice extracellulare.84,85,86,87,88

La patogenesi potrebbe essere innescata da un’attivazione delle metallo-proteinasi (MMP) indotta dagli ormoni che, indebolendo le pareti capillari e interrompendo l’integrità della matrice extracellulare,89 determinerebbero la fuoriuscita di liquidi dai vasi sanguigni, con attivazione di cellule infiammatorie e ulteriore rilascio di MMP. Nel tentativo di riparare il danno, la matrice alterata diventa fibrosclerotica,86 mentre gli ormoni, stimolando l’attività metabolica degli adipociti, ne aumentano il volume. I lobuli ipertrofici iniziano a esercitare quindi una pressione sui capillari circostanti, aggravando la già fragile circolazione.90

Come prevenzione e trattamento della cellulite si utilizzano preparazioni fitoterapiche che hanno un effetto sul tessuto adiposo e sul tessuto connettivo e migliorano la microcircolazione. Possono essere usate per via orale, a livello topico o per via transdermica. La caffeina, la cui azione dimagrante è nota in letteratura, è in grado di attivare la lipolisi inibendo l’azione della fosfodiesterasi e aumentando i livelli di adenosina monofosfato negli adipociti.91 Numerosi studi sottolineano come l’associazione della caffeina ad altre preparazioni possa aumentarne gli effetti terapeutici. L’associazione di caffeina e di estratto di N. nucifera aumenta i benefici di una dieta equilibrata nel trattamento della cellulite,92 mentre l’associazione di caffeina, carnitina, forskolina e retinolo migliora i parametri della cellulite.93 L’associazione di retinolo, caffeina e ruscogenina aumenta la microcircolazione migliorando quindi l’aspetto a buccia d’arancia.94 Il retinolo, da solo, migliora lo spessore della pelle nelle pazienti con cellulite. L’escina, derivante dall’ippocastano, è un altro ingrediente che ha trovato applicazione come anticellulite, in quanto rafforza i capillari e limita l’edema.95,96

La Centella asiatica è un comune ingrediente dei cosmetici anticellulite. Mentre le metilxantine

 

(caffeina, teobromina, teofillina) hanno un effetto lipolitico documentato, l’estratto di Centella asiatica sembra agire normalizzando il metabolismo delle cellule del tessuto connettivo, regolando la microcircolazione e aumentando il metabolismo di lisina e prolina, con conseguente aumento, nel tessuto connettivo, della sintesi di procollagene e mucopolisaccaridi, che di questi aminoacidi sono molto ricchi. Uno studio istopatologico che coinvolgeva 35 pazienti ha valutato la grandezza degli adipociti nella regione gluteo-femorale e nella regione del deltoide. A 20 partecipanti sono stati somministrati 60 mg di estratto di Centella asiatica al giorno e ai controlli è stato somministrato del placebo. I risultati dimostrano, nel gruppo che assumeva la Centella, una riduzione del diametro degli adipociti in entrambe le regioni studiate, con una predominanza della regione gluteo-femorale, associata a una riduzione della fibrosi tra gli adipociti.97

Donne che fanno uso di contraccettivi orali

I contraccettivi orali (CO) sono i farmaci più usati dalle donne in periodo riproduttivo nei Paesi sviluppati98 e contengono una combinazione di estrogeni e progestinici. Gli ormoni sessuali interferiscono con il sistema renina-angiotensina-aldosterone e in particolare gli estrogeni incrementano la ritenzione di sodio. Pertanto, l’uso dei CO, causando ritenzione idrica, può promuovere sintomi come edema e aumento ponderale.99,100 Tra i trattamenti naturali che potrebbero aiutare a ridurre questi effetti collaterali c’è la Centella asiatica, preparazione che contiene una varietà di ingredienti, tra cui asiaticoside (un glucoside triterpenico), brahmoside e brahminoside (entrambi i glicosidi saponina), madecassoside (un glucoside con forti proprietà antinfiammatorie), acido madecassico, tiamina, riboflavina, piridossina, vitamina K, aspartato, glutammato, serina, treonina, alanina, lisina, istidina, magnesio, calcio e sodio.101 La Centella asiatica ha effetti benefici sul sistema venoso: la frazione triterpenica della Centella è efficace nel migliorare le alterazioni della parete venosa nell’ipertensione venosa cronica e protegge l’endotelio.102 Inoltre induce la sintesi del collagene e di altre proteine dei tessuti da parte dei fibroblasti nella parete venosa, e stimola il rimodellamento del collagene intorno alla parete venosa.

A partire dal 1960, un certo numero di studi ha suggerito che l’uso di CO abbia un impatto negativo sui livelli di folato.103,104,105,106 Tra i possibili meccanismi con cui i CO possono interferire con la riduzione dei livelli di folati ci sono sicuramente il malassorbimento, una maggiore escrezione nelle urine e un accelerato metabolismo dei folati attraverso l’induzione di enzimi microsomiali che richiedono acido folico.107 Poiché è stato dimostrato che il ritorno a un livello normale di folati avviene dopo circa 3 mesi dall’interruzione del CO, una supplementazione dietetica con acido folico deve essere presa in considerazione per le donne che pianificano una gravidanza subito dopo la sospensione dei CO.

La vitamina B2, detta anche riboflavina, è una vitamina idrosolubile presente sia nei tessuti animali sia in quelli vegetali,108 essenziale in quanto coinvolta in processi chiave del metabolismo, quali la crescita cellulare e la produzione di energia. Sotto forma di flavina mononucleotide (FMN) e flavina adenina dinucleotide (FAD), la vitamina B2 è fondamentale per una serie di reazioni che coinvolgono carboidrati, aminoacidi e lipidi, nonché nella conversione di acido folico e vitamina B6 nella loro forma attiva.108,109 La carenza di riboflavina è comune nelle donne in età fertile di livello socioeconomico basso, e l’uso di contraccettivi orali aggrava tale deficit.110 Uno studio ha dimostrato che gli integratori vitaminici inducono un significativo

 

miglioramento nelle carenze preesistenti di vitamina B2 in donne in trattamento con CO a basso dosaggio.111 Complessivamente, questi risultati suggeriscono che la supplementazione di vitamina B2 nelle donne che assumono CO può essere importante soprattutto nelle aree geografiche dove la carenza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi è comune.112

La vitamina B6 è un insieme di sei composti coinvolti in numerose funzioni fisiologiche, tra cui più di 100 reazioni enzimatiche e il metabolismo delle proteine.113 La vitamina B6 ha inoltre un ruolo chiave nella biosintesi dei neurotrasmettitori; la carenza di vitamina B6 può causare bassi livelli di serotonina e alterazione della conversione del triptofano in niacina. La vitamina B6 è importante per mantenere livelli normali di omocisteina; inoltre, è coinvolta nella gluconeogenesi, nella glicogenolisi e nella formazione dell’emoglobina.114 È stato riportato che l’uso di CO diminuisce i livelli di vitamina B6: poiché bassi livelli di vitamina B6 sono associati a un aumentato rischio di tromboembolismo venoso e arterioso (TE), è possibile ipotizzare che l’uso di CO aumenti il rischio di TE anche con questo meccanismo115 e che sia quindi necessaria una supplementazione di questa vitamina.

La vitamina B12 (nota anche come cobalamina) è un nutriente essenziale che svolge un ruolo significativo nella sintesi e regolazione del DNA, ma anche nella produzione di acidi grassi. Numerosi studi hanno rilevato bassi livelli serici di vitamina B12 in donne sottoposte a terapia contraccettiva.116,117,118,119 Anche se vi è una stretta correlazione tra folati e vitamina B12, i meccanismi che determinano la riduzione della vitamina B12 sembrano essere diversi da quelli che causano bassi livelli sierici di folato; infatti la terapia con folati non corregge i bassi livelli sierici di vitamina B12 nelle donne che usano CO.107

La vitamina C è una vitamina idrosolubile che agisce come cofattore in una serie di reazioni metaboliche che includono la sintesi di collagene, carnitina e catecolamine e nel metabolismo della tirosina; è inoltre coinvolta nel mantenimento degli ioni metallici (ferro e rame) nelle loro forme ridotte e serve come “spazzino” per i radicali liberi. La carenza di questa vitamina porta a una varietà di anomalie cliniche che includono lo scorbuto, scarsa guarigione delle ferite, instabilità vasomotoria e del tessuto connettivo. La concentrazione di vitamina C nelle piastrine e nei leucociti risulta ridotta nelle pazienti che usano contraccettivi orali; è stato infatti ipotizzato che gli estrogeni aumentino il metabolismo della vitamina C.120,121,122,123

Alcuni autori124 hanno dimostrato che i CO combinati diminuiscono i livelli di tocoferoli nel plasma e, di conseguenza, hanno proposto un’integrazione di vitamina E per le donne che seguono questo tipo di trattamento.

    Gravidanza Periodo pregravidico

Il concepimento, l’impianto e lo sviluppo iniziale della gravidanza (embrionario e placentare)

richiedono energia e micronutrienti, tra cui molte vitamine; un supporto nutrizionale, affiancato a una dieta equilibrata, è spesso consigliato dai ginecologi, sebbene le dosi esatte di questa supplementazione non siano state chiaramente definite. Il giusto apporto di micro- e

 

macronutrienti preserva da patologie quali il parto pretermine e il basso peso alla nascita e sostiene il benessere della donna durante la gestazione.

Studi clinici hanno dimostrato come i multivitaminici, in epoca preconcezionale, siano protettivi nei confronti di patologie gravidiche quali la pre-eclampsia,125 i rallentamenti di crescita e il parto pretermine,126 ipotizzando che possano agire sullo sviluppo e la funzione placentare.127,128 L’utilizzo di acido folico, da solo o contenuto in un multivitaminico, è raccomandato prima della gravidanza e nelle fasi iniziali per il suo ruolo nella prevenzione dei difetti del tubo neurale.129,130 Nella Tabella 1 sono illustrate le principali funzioni dei micronutrienti contenuti nei multivitaminici, il cui ruolo in epoca preconcezionale è tutt’ora oggetto di studio.

abella 1.    Principali funzioni dei micronutrienti nel periodo preconcezionale

Micronutriente                                   Funzione
Folato Implicato nella replicazione del DNA (ciclo cellulare)
Vitamina B12 Conversione di omocisteina in metionina come cofattore della metionina sintetasi
Vitamina B6 Metabolismo di aminoacidi, lipidi, e glicogeno come coenzima; implicata in gluconeogenesi e biosintesi di neurotrasmettitori
Vitamina A Crescita e differenziazione di cellule e tessuti
Antiossidanti Protezione contro i radicali liberi dell’ossigeno
Ferro Ematopoiesi, metabolismo di acidi nucleici, trasportatore di ossigeno ai tessuti tramite emoglobina, trasporto di elettroni nelle cellule, parte integrante di sistemi enzimatici
Zinco Funzione catalitica, strutturale e regolatoria come cofattore di numerosi enzimi
Rame Neurotrasmettitore, difesa contro radicali liberi, interviene nella maturazione dei neuropeptidi, fosforilazione ossidativa

 

 

Gravidanza

Esistono in commercio numerosi integratori che, in varia misura e modalità, vengono prescritti alla donna in gravidanza senza che sia stata eseguita una valutazione dell’effettivo fabbisogno della donna, in modo da correlarlo con le sostanze presenti nel prodotto. Particolare attenzione dovrebbe essere riservata all’anamnesi della donna. Conoscere le caratteristiche del ciclo mestruale, la familiarità per alcune patologie dismetaboliche quali diabete di tipo 2 o ipotiroidismo, lo stato della pressione arteriosa e l’indice di massa corporea è utile a personalizzazione la prescrizione di un integratore rispetto a un altro, in modo da correggere condizioni deficitarie (anemia sideropenica, carenza elettrolitica, pH urinario basso) e nello stesso tempo prevenire patologie neonatali e gravidiche.

Per rispondere al meglio all’aumento del fabbisogno nutrizionale della gravidanza un integratore alimentare deve prevedere la presenza di numerosi micronutrienti. Tra le varie vitamine assumono particolare rilievo quelle del complesso B, le vitamine A e D e l’acido folico o vitamina B9. L’acido folico, somministrato in concentrazioni adeguate (400 µg), agisce come promoter della formazione dei globuli rossi e come regolatore di un normale sviluppo fetale e delle cellule nervose. È raccomandato inoltre l’uso intermittente di ferro anche in donne non

 

anemiche, al fine di compensare l’insorgenza dell’anemia fisiologica della gravidanza. È stimato che il 41,8% delle gravide di tutto il mondo soffra di anemia,131 di cui circa la metà ha un’anemia da carenza di ferro; le restanti cause sono da ricercarsi in stati carenziali di folato, vitamina B12, vitamina A e infezioni croniche.

Le vitamine del complesso B (B1, B2, B6) sono utili per la formazione dei globuli rossi, per le funzioni cerebrali e come coenzimi nelle varie reazioni metaboliche della vitamina B1, che possiede anche un’azione polimerizzante e vasodilatatrice.

La vitamina A risulta utile nel promuovere la crescita delle ossa e lo sviluppo dentale e nella prevenzione dei disturbi visivi: concentrazioni di 3600 UI esplicano al massimo le loro potenzialità senza essere teratogene. Recentemente è stato ipotizzato un ruolo preventivo della vitamina A nella formazione e nella crescita dei fibromi uterini. Il meccanismo d’azione si basa su un’attività antiestrogenica a livello della cellula miometriale. Essendo la gravidanza un importante stimolo per la crescita dei miomi uterini, la supplementazione di vitamina A sin dalle prime fasi è utile nel controllare la crescita dei miomi impedendo che raggiungano dimensioni tali da compromettere l’esito della gravidanza.

Sali minerali quali calcio, magnesio, fosforo e zinco rappresentano elementi indispensabili per la formazione dello scheletro fetale e per il mantenimento dell’integrità di quello materno. Il magnesio possiede azioni antiacide, rinforza lo smalto dei denti, stimola la funzione muscolare e nervosa e normalizza il ritmo cardiaco. Lo zinco, oltre a promuovere una crescita regolare del feto, in associazione alle vitamine C ed E esercita una spiccata azione antiossidante, in grado di prevenire la pre-eclampsia.

Le donne affette da obesità e diabete gestazionale sono a rischio di malformazioni fetali dovute all’eccessivo passaggio placentare di nutrienti che si rilevano embriotossici mediante processi di stress ossidativi: in questi casi, l’azione antiossidante degli integratori sembrerebbe essere di fondamentale supporto in associazione a una dieta ipocalorica.

Va infine ricordato che alla base di un buono stato di salute e del benessere psicofisico in gravidanza deve esserci una dieta sana e bilanciata, in particolare per le pazienti più a rischio. Alcune categorie di donne sono infatti più esposte a carenze nutrizionali: le obese hanno un rischio aumentato di deficit di vitamina D, le fumatrici hanno livelli più bassi di DHA nel latte materno e le donne che seguono una dieta vegetariana/vegana hanno un maggior rischio di carenza di vitamine B12 e D e calcio.

Per ogni paziente, dunque, andrebbe svolta un’attività di screening per l’individuazione di possibili stati carenziali alimentari e fornita una dieta personalizzata.

Postpartum

Durante la delicata fase del puerperio è spesso necessaria un’integrazione nutrizionale simile a quella della gravidanza per supportare l’allattamento e il recupero fisico dopo il parto. Il ferro consente un più rapido ripristino dei normali livelli di emoglobina. Dal momento che la vitamina A non passa la barriera placentare durante la gravidanza, il neonato si affida sulla disponibilità di vitamina A nel latte materno per formare i suoi depositi, mantenere una crescita rapida e armoniosa e sviluppare il sistema immunitario.132,133 Durante l’allattamento infatti una grande percentuale della vitamina A della dieta è diretta alla ghiandola mammaria materna anziché al

 

fegato, al contrario di quanto avviene al di fuori dell’allattamento.134

Come nel caso della vitamina A, i livelli circolanti di vitamina E alla nascita sono molto bassi. Di conseguenza l’assunzione di vitamina E attraverso il latte è di massima importanza per fornire al neonato un’adeguata difesa antiossidante e per stimolare lo sviluppo del sistema immunitario.135,136,137

    Menopausa Perimenopausa

Durante la vita fertile, gli estrogeni regolano la sintesi, la liberazione e il metabolismo di numerosi neurotrasmettitori, tra i quali la dopamina e la melatonina, responsabili della modulazione dei sistemi ipotalamico e limbico. L’iniziale decremento degli estrogeni in perimenopausa causa l’alterazione della funzione di molti sistemi della donna, in primis termoregolazione, stabilità vasomotoria e ritmo sonno-veglia.138,139

Alcuni sintomi sono tipici della carenza estrogenica (sintomi vasomotori, disturbi del sonno, disturbi del trofismo urogenitale, disturbi della minzione), mentre i disturbi psicologici ed emotivi (ansia, irritabilità, depressione, ridotta capacità di concentrazione, senso di fatica) non sono esclusivamente riconducibili alla carenza estrogenica. Le modificazioni dell’immagine corporea (atrofia cutanea, aumento ponderale, aumento della circonferenza addominale) possono avere ripercussioni negative sulla vita sociale e relazionale delle donne influenzando negativamente la qualità di vita (Tabella 2).

abella 2.    Fattori legati alla menopausa che influenzano la qualità della vita

Sintomi vasomotori e disturbi del sonno
Disturbi psicologici ed emotivi

Disturbi urogenitali e sessuali
Modificazione dell’immagine corporea Osteoporosi: mal di schiena, fratture
Malattie cardiovascolari

Malattia di Alzheimer

 

In questo contesto la medicina ha proposto, negli ultimi anni, nuovi strumenti di indagine e strategie terapeutiche, non più limitati esclusivamente alla rilevazione dei segni fisici e di laboratorio, ma aperti a valutare lo stato soggettivo di salute della donna che aiutino a stimare meglio i potenziali benefici di terapie sostitutive e supporti nutrizionali. L’indice di Kupperman è quello che ancora oggi viene preso come riferimento per valutare lo stato basale della donna e l’efficacia dei vari trattamenti.140

Negli ultimi anni si sono affermati come terapie i fitoestrogeni, prodotti nutraceutici che oltre a rappresentare una buona alternativa alla terapia ormonale sostitutiva si sono dimostrati in grado di esercitare una spiccata attività antiossidante e antinfiammatoria. I fitoestrogeni esercitano un effetto proestrogenico se il livello di estrogeni circolanti è basso e un effetto antiestrogenico quando la concentrazione di estrogeni è alta. Un recente studio randomizzato giapponese ha dimostrato che gli isoflavoni (cumestrolo, daidzeina, genisteina) hanno anche un effetto sui

 

sintomi psicologici della menopausa.141 Gli isoflavoni, pur presentando un’elevata affinità verso i recettori per gli estrogeni, possiedono un’attività estrogenica molto debole, circa 1000-10.000 volte inferiore alla loro controparte endogena (estradiolo). In particolare, la daidzeina ha un effetto simil-estrogenico che dipende dal suo assorbimento intestinale: l’effetto dipende dalla metabolizzazione da parte dei batteri intestinali a equolo. Tra le donne solo il 30-50%, per lo più asiatiche e vegetariane, ha una flora intestinale capace di produrre equolo dalla digestione dei prodotti della soia. La somministrazione di equolo (10-20 mg/die) sembra essere efficace nel ridurre la frequenza delle vampate di calore e ancor più efficace nell’alleviare i dolori muscolari e articolari nelle donne in menopausa. L’equolo ha un ruolo anche nella riduzione di ansia, depressione e stanchezza, previene le malattie cardiovascolari, riduce il riassorbimento osseo e aumenta la densità di massa ossea.142

Per essere efficace, l’integrazione nutraceutica richiede non solo un processo di assorbimento completo, ma anche la giusta associazione tra diversi principi attivi. In particolare, appaiono interessanti le proprietà mostrate da due flavonoidi, resveratrolo e quercetina. Il resveratrolo, un bioflavonoide che si trova naturalmente nell’uva, ha bassa biodisponibilità ed è in grado di legarsi in minima parte ai recettori degli estrogeni. È noto per la sua azione antiossidante e antinfiammatoria e per la sua capacità di stimolare l’ossido nitrico sintetasi endoteliale. Il resveratrolo è in grado di eliminare i radicali liberi, che possono a loro volta alterare i processi di perossidazione lipidica. La quercetina è un composto flavonoide, presente in molte verdure, che ha proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Arteaga et al. hanno dimostrato che la quercetina ha una potente attività antiossidante, superiore a quella dell’estradiolo. La quercetina inoltre agisce sinergicamente con l’equolo per contrastare gli effetti della menopausa sul rischio cardiovascolare.143

Gli integratori che contengono, oltre ai fitoestrogeni, vitamina D e calcio, sono indicati nella prevenzione dell’osteoporosi poiché, grazie alla loro azione combinata, sono in grado di aumentare l’assorbimento di calcio a livello intestinale e quindi favorirne l’apposizione a livello dell’osso, rendendolo meno fragile. Recentemente l’attenzione delle aziende farmaceutiche si è focalizzata su alcune sostanze che contrastino quanto più possibile i disturbi neurovegetativi delle donne in peri- e postmenopausa.

Tra le sostanze naturali più esaminate meritano particolare menzione alcune sostanze quali magnolia e lattobacilli che, insieme alla vitamina D e al calcio, agiscono sui disturbi che le donne lamentano più frequentemente.144 In particolare, la magnolia possiede spiccate proprietà anti- ansiogene145,146,147 e riduce la sensazione di stanchezza e astenia, migliorando la qualità del riposo. I principi attivi responsabili sono il magnolio e l’honokiolo che hanno capacità modulanti sui recettori GABA-A del sistema limbico cerebrale, che rappresenta il centro deputato alle emozioni e ai sentimenti. Questo spiega come questa sostanza sia in grado di avere effetti benefici sulle alterazioni del ritmo sonno-veglia, tramite azioni calmanti, miorilassanti e riequilibranti.

Postmenopausa

Il protrarsi della condizione di ipoestrogenismo in menopausa provoca a livello vaginale numerose alterazioni (riduzione dello spessore della mucosa vaginale, ridotta concentrazione di glicogeno cellulare, scomparsa dei fornici e delle pliche vaginali), che esitano in atrofia vulvo-

 

vaginale e sindrome genito-urinaria, con conseguenze negative sulla vita di relazione, sulla vita sessuale e sulla qualità di vita. Lo stato postmenopausale è significativamente associato al rischio di sindrome metabolica, indotta dai cambiamenti fisiologici nel metabolismo dei lipidi e del glucosio che si verificano in questo periodo. Le donne in menopausa hanno livelli di colesterolo totale, LDL e trigliceridi più alti e livelli più bassi di colesterolo HDL. Inoltre, si verifica un aumento della glicemia a digiuno e dell’insulino-resistenza.

Tutte le terapie a base di integratori alimentari, in particolar modo se assunti durante la menopausa, per avere effetti tangibili richiedono tempi lunghi di somministrazione; è dunque necessario effettuare un adeguato counselling con la donna e, in base ai sintomi e alle esigenze, consigliare il prodotto più adeguato, non solo in base al meccanismo d’azione, ma anche considerando modi, tempi e vie di somministrazione.

    Bellezza

L’uso del termine “bellezza” viene associato a uno stato di benessere psicofisico che è proprio di una giovane donna, ancora in età fertile, in presenza di una normale produzione ormonale da parte delle ovaie e in particolare di estrogeni, a cui vengono attribuite le principali azioni positive su organi, apparati e tessuti femminili. Gli estrogeni, come ampiamente dimostrato, esercitano molti effetti positivi sulla fisiologia della pelle attraverso un’azione diretta su cheratinociti e fibroblasti;148 questi effetti sono confermati dal fatto che l’invecchiamento cutaneo in postmenopausa risulta accelerato.149 Gli estrogeni non solo aumentano il contenuto e la qualità del collagene a livello della cute, ma incrementano lo spessore e la vascolarizzazione della cute stessa. Questo effetto risulta correlato principalmente alla modulazione della perossidazione lipidica e viene esercitato attraverso la riduzione della formazione di radicali liberi. I fitoestrogeni, di cui è stato scritto nei paragrafi precedenti, rappresentano, pertanto, una valida alternativa per la prevenzione e il trattamento dell’invecchiamento cutaneo.150

Il processo dell’invecchiamento cellulare ha inizio con l’inflammaging, che indica uno stato di infiammazione basale che va avanti di pari passo con il processo di invecchiamento. I meccanismi alla base dell’inflammaging dipendono dal sovrapporsi di più fattori: età, stress, alimentazione sbagliata, fumo, alcol, obesità e stile di vita sedentario, a cui spesso si associa una condizione di iperinsulinemia. Esistono numerosi nutraceutici particolarmente attivi nel controllo dell’inflammaging, che permettono di attuare strategie di prevenzione dell’invecchiamento. Il meccanismo d’azione di questi prodotti nutraceutici si basa sulla capacità di mantenere in equilibrio il sistema antiossidante, contrastando l’infiammazione che deriva dalla presenza di concentrazioni eccessive di radicali liberi. La prevenzione in tal senso si attua non solo sui danni visibili dell’invecchiamento, quello che il tempo lascia sulla nostra pelle, ma anche sugli effetti negativi legati all’invecchiamento precoce.

Il processo dell’invecchiamento cellulare è un processo fisiologico che può essere accelerato e incrementato dall’esposizione a fattori proinfiammatori di tipo ambientale e nutrizionale, nonché dallo stress cronico. La vita in città ad alto tasso di inquinamento atmosferico, lo stress psicologico legato al lavoro, l’eccessivo consumo di grassi saturi sono tutti aspetti dello stile di vita che possono accelerare e peggiorare l’invecchiamento e che si traducono in un aspetto somatico della pelle, in particolare quella del viso, che appare ridotta in consistenza ed elasticità,

 

opaca e rugosa. Per il corpo umano non è semplice difendersi dagli innumerevoli e dannosi effetti degli agenti esterni: il sistema immunitario, per reagire agli attacchi che provengono dall’esterno, attiva la risposta infiammatoria. Sebbene l’infiammazione sia un meccanismo utile alla difesa dell’organismo per contrastare infezioni e traumi, quando protratta si cronicizza, determinando iperproduzione di radicali liberi e innescando, in tal modo, un circolo vizioso che si autoalimenta. Strategie utili a contrastare questo processo consistono nel modificare lo stile di vita: correggere le abitudini alimentari, evitare il fumo e l’abuso di alcol e ridurre l’esposizione ai raggi UV.

Quando l’organismo, pur producendo sostanze endogene per la riduzione dei radicali liberi, non riesce a contrastarne l’effetto, è utile fare ricorso agli integratori alimentari come forma di difesa esogena. Gli integratori più completi contengono sostanze come il glutatione, un tripeptide naturale composto da tre amminoacidi, che garantisce un potente effetto contro i radicali liberi. Questo antiossidante ha anche la capacità di attivare altri antiossidanti come la vitamina C e la vitamina E; a livello epatico protegge il tessuto eliminando le tossine nel tratto gastrointestinale prima che vengano assorbite.151

Le vitamine E e C, insieme a carotenoidi e polifenoli, sono molto utili per le donne in quanto agiscono a più livelli e sono presenti nella maggior parte dei prodotti nutraceutici. In particolare, la vitamina E è molto efficace nel prevenire i danni indotti dai ROS (specie reattive dell’ossigeno) e dai raggi UV. Sembra inoltre che abbia potenzialità antinfiammatorie, soprattutto se associata alla vitamina C che agisce a livello della cute e ottimizza la sintesi di collagene.152

La vitamina C facilita l’assorbimento del ferro, è necessaria per sintetizzare il collagene ed è in grado di rafforzare la densità minerale ossea, le cartilagini, i muscoli e i vasi sanguigni.

Un ruolo importante nel campo della bellezza è svolto dalle creme che, in molti casi, contengono il coenzima Q10, un antiossidante liposolubile che agisce soprattutto a livello mitocondriale. Studi in vitro hanno dimostrato l’efficacia di questa sostanza nel sopprimere l’espressione di enzimi litici, come le collagenasi, responsabili della degradazione della matrice extracellulare e della conseguente comparsa di rughe e solchi cutanei.153

L’acido ialuronico rappresenta la molecola più utilizzata nel settore della medicina estetica per i suoi benefici riguardo il ringiovanimento della pelle e l’appiattimento delle rughe che si formano a causa di un ridotto spessore e di una ridotta idratazione della cute dovuti all’invecchiamento. Il licopene è un’altra sostanza, carotenoide, contenuta nelle creme che protegge la pelle del viso dagli insulti infiammatori fotoindotti. Infine, è anche importante la scelta di una buona crema, che non può prescindere dalla conoscenza di ciò che realmente faccia bene alla pelle e dalla capacità di saper escludere tutte quelle sostanze, quali siliconi, butilene e poloxamer, non utili alla cura della cute e talvolta addirittura dannosi per il sistema immunitario e respiratorio

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